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LA FILOSOFIA

"Nulla è più pericoloso di un dilettante privo di umiltà"


Nell'Alpitrek non trova spazio l'agonismo, il protagonismo e neanche il concetto normale del turismo, l'Alpitrek è un'altra cosa, spiegarla è difficile, assomiglia a un gesto, un comportamento di attenzione, un atteggiamento di buona disponibilità dove non è tutto riconducibile ad una tecnica frequentabile, ma attraverso l'acquisizione di essa possa diventare frequentabile con il cavallo il sentimento dell'epico e dell'etico.




ZOCCOLI DI CAVALLI                     Scarica la versione pdf

I cavalli hanno zoccoli in grado di calcare il gelo e la neve; hanno un pelo che li protegge dal vento e dal freddo. Brucano l’erba, bevono l’acqua, alzano le zampe e saltano. Questa è la vera natura dei cavalli. Non sanno che farsene di maneggi o scuderie grandiose. Un giorno apparve Bo-le e disse: «Conosco il modo di allevare i cavalli». Bruciò e attorcigliò il loro pelo, limò e marchiò i loro zoccoli; li imbrigliò e li impastoiò, poi li legò in una scuderia dopo aver sparso sul pavimento lettiere di rami. Due o tre cavalli su dieci morirono. Fece loro soffrire la fame e la sete; li fece andare al trotto e al galoppo; li mise in fila e li disciplinò; torturò la loro bocca con il morso, e con la frusta li sferzo sulla groppa. Più della metà dei cavalli perirono.

Il primo vasaio disse: «Conosco il modo di modellare l’argilla». Utilizzò il compasso per le forme rotonde e la squadra per le forme ad angolo retto. Il primo carpentiere disse «Conosco il modo di lavorare il legno». Con la sagoma fece parti curve e con la cordicella le parti diritte.

La natura dell’argilla e quella del legno si sottomettono forse al compasso, alla squadra, alla sagoma e alla cordicella? Eppure da generazioni si ripete che Bo-le sa allevare i cavalli, che il vasaio sa modellare l’argilla e che il carpentiere sa lavorare il legno. Questo è l’errore di coloro che vogliono governare il mondo.

Chi sa governare non agisce in questo modo.

Nella pianura i cavalli pascolano e si abbeverano: quando sono contenti si sfregano il collo l’un l’altro; quando sono nervosi si voltano e si sferrano calci. Altro non sanno fare. Quando li ebbero soggiogati con un pezzo di legno e frenati con un frontale a mezza luna, i cavalli cominciarono ad assumere un che di infido e di losco. Allora impararono a schivare il giogo, a rompere le redini, a respingere il morso dai denti; allora uscirono dai loro sogni. Così, i cavallli divennero astuti e cattivi. Questo fu il crimine del celebre scudiero Bo-le. Chuang-tsu

L’ASSETTO è la posizione corretta che il cavaliere assume quando è in sella. Questo portamento è riassunto nei seguenti principi:

– testa alta e mai rigida
– sguardo in avanti e alla propria altezza
– spalle appena aperte
– petto in fuori
– busto lievemente inclinato in avanti
– reni spinte in avanti
– braccia naturalmente cadenti
– gomiti aderenti al corpo e leggermente piegati
– polsi arrotondati
– mano chiusa ed elastica
– sedere al centro della sella con leggerezza
– ginocchia aderenti ferme ed elastiche
– gambe naturalmente cadenti
– tallone in basso
– suole leggermente in fuori
– piede nella staffa lievemente oltre la pianta

Tutto senza rigidezza

PERCHÈ IL TREKKING A CAVALLO NON È UNA DISCIPLINA AGONISTICA

Animale valutante per eccelenza, l’uomo ha ridotto l’agonismo in uno sport, ha determinato delle regole, organizzato una misurazione sulla quale ha imposto la competizione ai fini di ottenere un successo con gli stessi schemi della produzione del mercato e dell’industria al fine di proporsi, di apparire per essere consumato, al prezzo dell’eccesso e dello spreco.

Ma nell’etimo di agonismo “ αγωνια” indica lotta, esercizio ma anche agitazione e angoscia e nella nostra lingua indica l’estrema lotta contro la morte.

Noi dell’Alpitreck abbiamo in effetti il sentimento dell’angoscia, della lotta e anche un po’ di agitazione e sono proprio questi “sentimenti” che ci spingono a cavallo sulle montagne, con i cavalli, animali lontani dalla valutazione del profitto che condividono con noi il sentiero dell’agonismo ma non quello della competizione o della supremazia dello sport.

Più vicini all’animale cavallo che all’animale uomo della citazione Niciana i cavalieri dell’Alpitreck rimangono estremamente estranei ai fenomeni della competizione e della vittoria, al prezzo del risparmio, dell’attenzione, dell’economia, e dell’essenzialità intese come rispetto.

Prezzo felice perché garantisce anche la lontananza dall’uomo dello spreco organizzatore di gare.

QUANDO chi conosce solo il linguaggio del mercato parla delle grandi montagne, le grandi montagne diventano una chiacchiera, ma non per questo cessano di essere grandi montagne.

Solo il poeta che ha saputo fare della sua parola una grande montagna può parlarne, perché il poeta “Sa”. E sa che il suo parlare è “inutile” perché non è una chiacchiera.

La chiacchiera è utile perché serve, serve a far finta di conoscere le grandi montagne, di conoscere gli splendidi cavalli, di conoscere i disperati cavalieri, ma principalmente “serve”. Chi chiacchiera è servo.

Chi è poeta, chi è cavallo chi è montagna è inutile e non “serve”.

“Ma poeticamente abita l’uomo” (F . Holderlin) su queste montagne con questi cavalli.

«Il conflitto è comune alle parti, solo la ragione è contesa (E.)», chi soffre e crepa in guerra è coinvolto solo nel conflitto e la sua vita e la sua morte avvengono al di fuori della contesa della ragione.

Forse, sempre al di fuori della ragione l’Alpitrek ricorda con questa marcia soldati, uomini, cavalieri e quadrupedi che sono stati coinvolti nella “follia” loro malgrado, mentre quelli che si occupano della contesa della ragione, guarda caso, rimangono sempre al riparo dal conflitto.



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